Antonello Venditti – Sora Rosa

Antonello Venditti - Sora Rosa

Rui Cardo Suggestions presenta grandi classici e perle nascoste, versioni ufficiali e live ricercati.

Enjoy! 😉

Antonello Venditti - Sora Rosa

Song

"SORA ROSA": Stupenda canzone in Romanesco di Antonello Venditti dall'album "THEORIUS CAMPUS", 1972.

La canzone è un immaginario monologo del cantante con Rosa, una signora Romana ("Sora" in Romanesco).
Dal testo emergono la tristezza e la rabbia per le ingiustizie sociali, la povertà in primo luogo, e l'espressività dei termini è molto accentuata dal poetico utilizzo della lingua Romana.


Album

Theorius Campus è il primo e unico album in studio del duo musicale Theorius Campus, formato da Francesco De Gregori e Antonello Venditti, pubblicato nel 1972 dalla It.

Descrizione
«Facemmo sodalizio io e Antonello, che eravamo arrivati ad un giorno di distanza indipendentemente, a firmare lo stesso contratto con la stessa casa discografica, perché al Folkstudio eravamo tutti gelosi uno dell'altro, se uno aveva la possibilità di firmare un contratto non lo diceva all'altro. E quindi con molta sorpresa e con molto sospetto ci incontrammo lì... poi facemmo questo disco in due perché così risparmiavano la metà dei soldi.»
(Francesco De Gregori, Francesco De Gregori: un mito, edizioni Lato Side, Roma, 1980)

L'album venne registrato allo Studio 38 dell'Apollo di Roma e pubblicato dalla It.

Le canzoni sono cantate dai due cantautori separatamente, tranne Dolce signora che bruci e In mezzo alla città, cantate dai due insieme. Venditti canta i brani: Ciao uomoLa cantinaÈ caduto l'invernoL'amore è come il tempoRoma Capoccia e Sora Rosa. De Gregori i brani Signora aquiloneLa casa dl pazzoVocazione 1 e ½ e Little Snoring Willy. L'unico brano già noto del disco è Sora Rosa, registrata qualche mese prima da Edoardo De Angelis nel suo disco Il paese dove nascono i limoni, inciso insieme a Stelio Gicca Palli.

All'album, prodotto da Paolo Dossena e Italo Greco (che suonano anche le tastiere), hanno collaborato come musicisti Giorgio Lo Cascio (chitarra), Maurizio Giammarco (flauto) ed alcuni musicisti inglesi, di cui tre (Dave Sumner e Douglas Meakin alle chitarre e Mick Brill al basso) sono gli ex componenti del gruppo beat dei Motowns mentre Derek Wilson (alla batteria) è un session man della RCA Italiana; i quattro inglesi, oltre a suonare, accompagnano con le voci De Gregori in Vocazione 1 e 1/2 e Little Snoring Willy.


Il quadro Ofelia, di John Everett Millais, presente sulla copertina del disco

Suonano anche i due cantautori: Venditti al pianoforte e De Gregori alla chitarra.

In copertina è presente il dipinto del pittore inglese John Everett Millais, che raffigura Ofelia, personaggio dell'Amleto di William Shakespeare.


L'etichetta sul lato A del disco

L'etichetta sul lato B del disco

Nella prima edizione, sulle due etichette, vi sono due fotografie dei cantautori.

Come ha spiegato De Gregori, il titolo dell'album non ha nessun senso, è un nome inventato.

Da questo album la It trasse un 45 giri contenente due brani di Venditti, Ciao uomo e Roma capoccia (sul lato B); Ciao uomo viene anche proposta alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia, vincendo la Gondola d'argento, e il testo racconta la storia di un viaggio spaziale attraverso il dialogo tra il capitano dell'astronave e un astronauta ("Signor capitano qual è la rotta, qual è il destino del nostro viaggio?"), su un accompagnamento di pianoforte in terzine, quasi a evocare l'Adagio della celebre Sonata per pianoforte n. 14 (Beethoven).

Sarà però Roma capoccia la canzone che diverrà più nota negli anni seguenti, tanto che l'album sarà ristampato nel 1974 per la collana RCA Lineatre proprio con il titolo della canzone, con copertina rossa raffigurante i due cantautori con Roma sullo sfondo. La canzone di De Gregori più rilevante invece fu Signora aquilone.

«Signora aquilone è la prima vera canzone che ho scritto, la prima incisa su un disco. Non so se sia una buona canzone oppure no, però quando la scrissi rappresentò un punto d’arrivo. Sapevo che le cose che avevo composto fin lì non avevano consistenza, non avevano stile.

Erano più che altro una serie di tentativi, esercizi fatti per capire come si fa tecnicamente a far stare in piedi un pezzo: non avevano nessuna pretesa artistica, non nascevano dalla necessità di dire qualcosa di mio. Con Signora aquilone cambiò qualcosa: questa canzone non somigliava a niente. Non c’entrava più De André, che avevo imitato fino all’estenuazione nei miei tentativi precedenti, e non c’entravano le canzoni popolari o quelle politiche che erano un po’ il background nel quale mi muovevo al Folkstudio.

Signora Aquilone apparteneva solo a me, l’avevo scritta da solo con un inchiostro tutto mio: sentivo che era una canzone importante e che ci sarei rimasto aggrappato. Prima di Signora Aquilone avrò scritto forse una decina di canzoni o poco più... Non so dire esattamente quando ho cominciato a scrivere, ma credo sia stato negli ultimi anni del liceo. E certo che erano cose molto acerbe, per usare un eufemismo.

Qualcuna è tornata fuori sulla rete, qualche vecchia registrazione live messa lì da qualcuno che stava al Folkstudio in quegli anni, ma queste cose non mi emozionano, non ci trovo niente di interessante. Tutto quello che ho fatto prima di incidere il mio primo disco, prima di Signora aquilone, non ha molto senso per me. Non era fatto per essere pubblicato e lo sapevo benissimo.»

(Francesco De Gregori, Guarda che non sono io, 2014)

L'album riscuote scarso successo, tuttavia tra i pochi compratori dell'album figura un giovanissimo Luciano Ligabue:

«A dodici anni ho capito che c'era qualcuno che poteva fare le canzoni in modo diverso, erano i cantautori. In particolare Theorius Campus di Venditti e De Gregori ha cambiato la mia percezione»
(Luciano Ligabue, in Mi puoi leggere fino a tardi di Francesco De Gregori, 2015, p.63)

Artist

Antonello Venditti, all'anagrafe Antonio Venditti (Roma8 marzo 1949), è un cantautore e pianista italiano.

Considerato fra i più popolari e tra i più prolifici della cosiddetta Scuola Romana, dal 1972, anno del suo debutto discografico, ha condensato nel suo repertorio canzoni d'amore e d'impegno sociale. Con 30 milioni di copie è uno tra gli artisti italiani con il maggior numero di dischi venduti.

Nasce a Roma nel quartiere Trieste (precisamente in via Zara, 13). È figlio unico di una famiglia appartenente alla media borghesia: il padre Vincenzino Italo, molisano di Campolieto, in provincia di Campobasso, è un funzionario dello Stato che diventerà viceprefetto di Roma; la madre Wanda Sicardi, romana, è insegnante liceale di latino e greco. Dal 1975 al 1978 è stato sposato con Simona Izzo dalla quale ha avuto un figlio, Francesco Saverio, nato il 27 agosto 1976, attore e doppiatore, che gli ha dato quattro nipoti: Alice, Tommaso, Leonardo e Mia.

Gli inizi: il Folkstudio

Viene avvicinato allo studio della musica giovanissimo. Già durante le scuole elementari, frequentate alla scuola "XX Settembre 1870" di via Novara, studia il pianoforte. Nella canzone Mio padre ha un buco in gola descriverà in maniera sarcastica la sua famiglia: il padre, infatti, aveva subìto una ferita alla gola nella seconda guerra mondiale (un proiettile gli rimbalzò sulla fibbia della cinta e si conficcò nella sua gola), mentre della madre, insegnante di latino e greco, canta «mia madre è professoressa, o meglio è una professoressa madre, mi ha dato sempre 4 anche se mi voleva bene».

Durante l'adolescenza ha problemi di obesità, arrivando a pesare 90 chili («ed io io crescevo bene, grasso come un maiale», canta sempre in Mio padre ha un buco in gola). A 14 anni scrive le sue prime tre canzoni: Sora Rosa (la prima in assoluto), Lontana è Milano e Roma Capoccia. Intanto frequenta il liceo Giulio Cesare, a cui rimarrà profondamente legato, tanto da dedicargli anni dopo una celebre canzone intitolata proprio Giulio Cesare.

Dopo la maturità classica si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza all'Università La Sapienza, laureandosi in legge nel 1973. Continua gli studi prendendo anche la laurea specialistica in Filosofia del diritto. Ha ritirato la laurea solo nel 1999 in una lezione concerto tenutasi nell'Aula Magna della Sapienza per festeggiare il suo 50º compleanno.

Audio

Testo

A Sora Rosa me ne vado via
Ciò er core a pezzi pe'lla vergogna
De questa terra che nu mm'aiuta mai
De questa gente che te sputa n'faccia
Che nun'ha mai preso na farce in mano
Che se distingue pe na cravatta

Me ne vojo annà da sto paese marcio
Che c'ha li bbuchi ar posto der cervello
Che vò magnà sull'ossa de chi soffre
Che pensa solo ar posto che po' perde

Ciavemo forza e voja più de tutti
Annamo là dove ce stanno i morti
Anche se semo du ossa de prosciutti
Ce vedrà chi c'ha gli occhioni sani
Che ce dirà: "Venite giù all'inferno
Armeno c'avrete er foco pell'inverno"

Se c'hai un core, tu me poi capì
Se c'hai n'amore, tu me poi seguì
Che ce ne frega si nun contamo gnente
Se semo sotto li calli della ggente

Sai che ti dico, io mo' me butto ar fiume
Così finisco de campà sta vita
Che a poco a poco m'ha 'succato l'occhi
Più delle pene de satana immortale

Annamo via, tenemose pe'mano
C'è solo questo de vero pe'chi spera
Che forse un giorno chi magna troppo adesso
Possa sputà le ossa che so' sante

La Banda Del Gobbo

Live 2014

Live 1985

Lascia un commento