Rui Cardo Suggestions presenta grandi classici e perle nascoste, versioni ufficiali e live ricercati.
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Andrea Laszlo De Simone - Fiore Mio
Album
Tratto da Rockit:
Con “Uomo Donna” parliamo d’amore, della sua struggente sacralità come dei suoi quotidiani rovesci, in un reciproco rincorrersi di anime che, il più delle volte, non si incontreranno se non per dirsi addio. Perché chi ama sa bene della solitudine, di quel deserto metafisico fatto di continui ritorni e abbandoni che spogliano un corpo lasciandogli solo la forza, e la speranza, di incanalare il dolore in poesia.
De Simone è un artista non allineato, in qualche modo indefinibile nella sua originalità, che si bagna bene nella tradizione, nuota nel pop e nella psichedelia. È diretto e al tempo sfuggente, asciutto eppure a tratti orchestrale.
Il suo album d’esordio è un percorso intimo che si svolge interamente nei confini precisi di un uomo mentre si specchia negli altrettanto precisi lineamenti di una donna, cercando la misura esatta tra l’avvicinarsi e il repentino allontanamento e assorbendo tutta l’energia che questo movimento produce, per portarlo all’esterno con una sincerità che non aspira mai al tormento enfatico quanto al semplice racconto del ciclo vitale di un sentimento.
E di un sentimento “Uomo Donna” è suite, fatta di tempi irrequieti ma regolari, come i battiti che, ora più lenti ora accelerati, conducono comunque a un’improvvida esistenza.
Dall’inizio del brano omonimo, che apre l’album col rumore di un treno che ricorda quei saluti in stazione che segnavano la fine di un sogno e il principio di una marea montante di ricordi, ci si immerge in un panorama sinfonico che mescola con incredibile savoire faire il già citato Battisti, i Beatles e Iosonouncane, e ancora il prog, il rock, le aperture e chiusure spiazzanti che cedono inermi alla bellezza, ora noise, ora puro divertissement, voci dalla tv, galline, un bimbo che ride, alterazioni sensoriali.
E potrei aggiungere Radiohead, Tame Impala, Verdena, ma non servirebbe a nulla, perché De Simone è De Simone, e non è soltanto questione di stile, timbro e modo di porsi. È un bagaglio, un paesaggio, è una visione: Laszlo è un visionario, uno che riesce a trasportare se stesso attraverso i suoni e le parole, e a raggiungere tutti.
E questo non significa che la sua musica sia immediata, anzi: ogni traccia, dalla meravigliosa “Meglio” e il suo ”ti amo” che sembra venire fuori direttamente dalle stille di un ultimo bacio, agli arpeggi dolcissimi di “Che cosa”, che potrebbe essere uno di quei brani di un vecchio Sanremo in bianco e nero che arrivano penultimi per diventare poi dei classici.
Ogni canzone va riflettuta, bevuta, pizzicata nel suo lungo minutaggio che sfida i canoni senza appesantire mai.
“La guerra dei baci” è irresistibile, talmente fresca ed elettrica da diventare l’antitormentone estivo, antidoto alle brutture che girano in radio durante la bella stagione: basta cantare a squarciagola in auto “Ma che meraviglia stare con te in una guerra di baci” e si annientano in un secondo tutte le summer hits più improponibili.
Aggiungi la morbida, estemporanea felicità di “Fiore mio” coi suoi beat sixties e il sapore delle prime ombre dopo chilometri di sole, l’incisiva “Sono solo un uomo” che gioca coi bassi per scavare in profondità e usa i doo wop per cercare di risalire; l’allegra baldanza di “Questo non è amore” con la sua spudorata franchezza d’amore tradito, “per essere sincero mi devo confessare io non ti posso amare ed ora sto un po’ male”, consolata dai cori in falsetto.
La particolare chiusura è affidata a “Sparite tutti”, il brano più denso che si svolge come il filo di una matassa malinconica riavvolto in un gomitolo di piccole lacrime che non si possono frenare, a volte.
Il primo vero album di Andrea Laszlo De Simone, dopo un timido esordio nel 2012 con “Ecce homo”, è così trascinante, vitale e pieno di canzoni bellissime che non si può fare altro che consigliarne l’ascolto: un esperimento magico che genera di passo in passo meraviglia, e chi ama sa bene del potere salvifico della musica e dei suoi incanti.
Artist
Andrea Laszlo De Simone, all'anagrafe Andrea Oliviero Laszlo De Simone Saccà (Torino, 18 febbraio 1986), è un cantautore italiano.
L'esordio discografico risale al 2012, quando Andrea Laszlo De Simone pubblica il suo primo album autoprodotto, Ecce Homo, a cui hanno seguito alcuni videoclip dei singoli "Solo un uomo", "11:43" e "I nostri piccoli occhi".
Nel frattempo, collabora ai progetti Nadàr Solo (dove suonava con il fratello Matteo) e Anthony Laszlo (con Anthony Sasso), dove suona in veste di batterista.
Anticipato dai singoli "Uomo Donna", "Vieni a salvarmi" e "La guerra dei baci", il 9 giugno 2017 esce per 42Records, a cinque anni di distanza da Ecce Homo, l'album Uomo Donna, il primo vero e proprio album di Andrea Laszlo De Simone.
L'album viene accolto positivamente dal pubblico e dalla critica, venendo inserito tra le più prestigiose classifiche di riviste e siti musicali italiani, e classificato come uno dei migliori album del 2017. Uomo Donna è un disco complesso, studiato tra diverse realtà musicali, in cui si fondono classico e moderno, tra la canzone d’autore italiana e la psichedelia di Battisti e dei Radiohead, da Modugno e i Verdena ai Beatles e i Tame Impala.
Immensità
Alla fine del 2019 produce e pubblica, sempre con 42 Records, l'album Immensità, una suite tra il pop e la musica classica, accompagnato dall’omonimo mediometraggio musicale. Immensità esce in Italia per 42 Records e in Francia, Belgio, Regno Unito, Stati Uniti e Canada per Ekleroshock e Hamburger Records ricevendo recensioni positive dalla critica d'oltralpe.
Nel 2020 pubblica il singolo Dal giorno in cui sei nato tu, canzone dedicata ai suoi figli, impreziosita dal videoclip in super8 realizzato dal primogenito Martino.
A gennaio del 2021 esce Vivo, la ballad italiana accompagnata dalla piattaforma omonima animata da live-cams in diretta da tutto il mondo, il suo primo vero lavoro di produzione presso il nuovo studio Ecce Homo.
L’11 aprile 2021 pubblica in streaming su Dice TV "Il Film del Concerto", ripresa del concerto eseguito con il supporto dell’"Immensità Orchestra", composta da undici elementi. La regia è di Fabrizio Borelli e si è svolto negli spazi della Triennale con la produzione del festival MI AMI
Testo
Come gli uccelli e il fumo
Tutto il tuo corpo è acceso di biancore
Splendono gli astri metallici e bianchi
Tutto si infrange e cade
E come del fiore il frutto
Dormi sui miei dolori
Splendono gli astri metallici e bianchi
Fiore mio, fiore della mia anima
Splendono gli astri metallici e bianchi
Fiore mio, fiore della mia anima
(Mmh, mmh, mmh, mmh)
(Mmh, mmh, mmh)
(Mmh, mmh, mmh, mmh)
(Mmh, mmh, mmh)
(Mmh, mmh, mmh, mmh)
(Mmh, mmh-mmh, mmh)
E la notte stringe i tuoi occhi per stare al sicuro
E si illumina il cielo per farti vedere il futuro
Ed il giorno scaccia i pensieri e sei nuova al mattino (mmh, mmh, mmh, mmh)
Ed io aspetto per ore per poterti stare vicino (mmh, mmh-mmh, mmh, ah-ah-ah)
Ed il buio rapisce i tuoi giorni e anche ieri è passato (mmh, mmh, mmh, mmh)
E ha portato via tutto lasciandoti un cielo stellato (mmh, mmh-mmh, mmh, ah-ah-ah)
Splendono gli astri metallici e bianchi
Fiore mio, fiore della mia anima (il fiore della mia anima)
Splendono gli astri metallici e bianchi
Fiore mio, fiore della mia anima (il fiore della mia anima)
Splendono gli astri metallici e bianchi
Fiore mio, fiore della mia anima (il fiore della mia anima)
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